«Per anni si è ritenuto che la contaminazione da Pfas in Italia interessassero solo il Veneto o la zona dell’Alessandrino in Piemonte, aree che hanno ospitato od ospitano tuttora stabilimenti industriali. Purtroppo, però, l’inquinamento da Pfas è molto più esteso». Lo ha scritto Greenpeace Italia un paio di settimane fa, quando ha diffuso un report secondo il quale, stando alle rilevazioni dell’organizzazione internazionale, in Piemonte ci sarebbero ben 70 Comuni, tra cui la stessa Torino, con acque contaminate. Greenpeace ha poi, pochi giorni fa, presentato quattro esposti in Piemonte, presso le Procure di Torino, Ivrea, Alessandria e Novara. La Regione Piemonte, riporta Greenpeace, ha poi risposto agli ambientalisti di non avere dati, ignorando di conseguenza il lavoro di Arpa e altre agenzie territoriali che proprio di questi temi si occupano. Infatti uno degli esposti riguarda proprio l’operato della Regione.

I Pfas sono delle sostanze chimiche, acronimo dell’inglese «perfluorinated alkylated substances», che nascono negli anni Quaranta come prodotti di sintesi poi utilizzati per impermeabilizzare i tessuti o ricoprire i contenitori per il cibo, ma anche nella cera per i pavimenti e nei detersivi. Sono estremamente inquinanti e pericolosi per la salute. Gli inquinanti, nelle rilevazioni di Greenpeace, sarebbero comunque al di sotto dei limiti di legge attuali e anche di quelli, più stringenti, che entreranno in vigore nel 2026. Tuttavia, sebbene la Smat abbia rassicurato sulla qualità e sul controllo dell’acqua, il dubbio riguarda l’origine delle contaminazioni. Di certo ci sono ancora delle questioni da chiarire nell’uso attuale di queste sostanze.

«Già nei mesi scorsi abbiamo dimostrato come il problema riguardi anche molte aree della Lombardia. Oggi siamo costretti a denunciare che anche in Piemonte ci sono altre zone in cui il problema è rilevante e interessa decine di migliaia di persone», ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. La palla, ora, passa alla Magistratura, che dovrà verificare se esistano le condizioni per ipotizzare i reati di disastro ambientale o altre violazioni. C’è anche un problema di discordanza fra gli interventi, ha sottolineato l’organizzazione ambientalista, perché in alcuni casi, nel passato recente, ci sono stati dei provvedimenti locali molto veloci ed efficaci, in altri si è lasciato correre.

Ultima questione, non meno preoccupante. In 14 Comune dell’Area metropolitana di Torino, tra cui il capoluogo, è stato trovato un Pfas specifico, il C6O4, prodotto in Italia solo dalla Solvay di Alessandria. Ora servirà capire come abbia fatto questa sostanza ad arrivare nel Torinese, che peraltro si trova a monte rispetto all’Alessandrino (e Solvay ha già negato, con un comunicato, ogni responsabilità).

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