In copertina: il lago artificiale di Rochemolles (To), creato dalla diga
All’inizio di questa settimana, sul Corriere Torino, insieme a un collega, ho potuto trattare la questione degli invasi in Piemonte. Sta piovendo molto dopo mesi di siccità, al punto che la Regione, giusto qualche settimana fa, aveva chiesto lo stato di emergenza soprattutto per il settore vitivinicolo. Sembra lontanissimo, perché poi ha piovuto e nevicato molto, cosa che accadrà anche questo weekend.
Ma tutta questa acqua che scende, dove va? Letteralmente scivola via e finisce nel Mare Adriatico. Da tempo, Coldiretti – ma non è l’unica – chiede di accelerare sulla costruzione di nuove dighe, considerando anche la possibilità di costruire «micro-invasi», cioè dighe più piccole che possano approvvigionare alcune aziende. Tanti micro-invasi, più semplici e veloci da costruire, potrebbero tamponare la situazione in attesa di arrivare alla costruzione di dighe più grandi.
Piemonte, la pioggia non vince la siccità. «Servono soldi e un piano per gli invasi»
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Fra i vari temi che abbiamo affrontato, ci sono anche il taglio agli sprechi e il miglioramento delle condutture. Ad esempio, è notizia di ieri, la Smat, che già sta lavorando sulla Valle Orco, ha affidato alla società Hydrodata spa, con G&V e Technital, la valutazione di alternative progettuali per la diga delle Valli di Lanzo, la Combanera, che dovrebbe nascere a Viù per sostenere soprattutto le coltivazioni. «Di fronte alla crescente instabilità climatica, gli invasi montani – ha scritto Smat – rappresentano una riserva per consentire una gestione sostenibile della risorsa idrica e garantire la continuità del servizio».
Nel frattempo si procede con le riconversioni all’idropotabile di dighe costruire esclusivamente per la produzione di energia idroelettrica. A Rochemolles, poco sopra Bardonecchia, è già stato fatto con successe. Ora il prossimo passo riguarda Locana, in Valle Orco, dove sono iniziati i lavori per la costruzione di un potabilizzatore: filtrerà l’acqua dalla centrale idroelettrica di Bardonetto per poi convogliarla nell’acquedotto. Servono, se non necessiaramente nuove e mastodontiche dighe, dei sistemi in grado di raccogliere, filtrare e stoccare l’acqua. E qui, purtroppo, siamo ancora molto indietro.