Potrebbe essere un punto di svolta, oppure l’ennesimo capitolo del libro dei sogni. L’esito del G7 dedicato ad ambiente ed energia, che si è tenuto il 29 e il 30 aprile alla Reggia di Venaria Reale (Torino) ha consegnato un documento in cui il tema principale è certamente l’abbandono del carbone entro il 2035. Se, da questo punto di vista, l’Italia appare in vantaggio rispetto ad altri Paesi europei, in difficoltà potrebbe essere la Germania, che per slegarsi dal gas russo ha riattivato le proprie centrali a carbone.

L’idea, ma oramai è una strada pressoché inevitabile, è abbandonare del tutto le fonti fossili, in maniera graduale. Da Venaria si menziona espressamente la necessità di «emanciparsi dalle rimanenti importazioni di gas russo». Mentre nasce un «Hub G7» che dovrebbe occuparsi di accelerare le azioni di adattamento al cambiamento climatico e, insieme, una «Coalizione G7 sull’acqua». Gli altri temi trattati riguardano un’agenda (però «volontaria») per il tessile circolare e aiuti per arrivare a una giusta transizione verso l’energia pulita nei Paesi in via di sviluppo. Questo è un altro aspetto molto importante, ed è positivo che ci sia un impegno da parte dei «grandi del pianeta».

L’altro tema è il nucleare e su questo le perplessità, in arrivo soprattutto dalle associazioni ambientaliste, sono fortissime. In un Paese, l’Italia, che ha bocciato per ben due volte l’energia nucleare in altrettanti referendum, il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, continua a insistere sul tema. Mentre ancora si attende il Deposito nazionale delle scorie. L’unica strada, stando a quanto emerso dal G7, è lo sviluppo della fusione nucleare (ora si usa soltanto la fissione, perché la fusione è un processo per ora molto difficile da replicare in una centrale) con un passaggio, nel comunicato finale del G7, dedicato all’aumento «degli investimenti privati e pubblici».

Intanto si parla di sestuplicare la capacità di accumulo di energia entro il 2030, un aspetto che, di pari passo con lo sviluppo delle fonti rinnovabili (sempre entro il 2030, la volontà è di triplicare la produzione), dovrebbe garantire una maggiore autonomia energetica e condurre verso l’abbandono delle fonti fossili. Il punto è che l’orizzonte è molto stretto e la nuova corsa al nucleare potrebbe distogliere denaro ed energie dalla conversione alle fonti rinnovabili. Bene eliminare il carbone, ma al momento non è chiaro come e quanto sarà ridotto l’approvvigionamento da gas. Si parla però della riduzione di emissioni di metano, un taglio del 75% a livello globale.

Tuttavia, dei segnali positivi ci sono. Ora i Paesi del G7 dovranno produrre nei nuovi piani nazionali per la riduzione delle emissioni. C’è tempo fino a novembre del prossimo anno, quando i risultati di questo summit dovranno concretizzarsi in proposte e linee guida da portare alla Cop30 in Brasile. È nelle legislazioni dei singoli stati, quindi, che aspettiamo interventi concreti.

Lascia un commento