Foto in copertina di Maurizio Montanaro da Flickr
Le precipitazioni delle ultime settimane hanno reso la primavera 2024, almeno per quanto riguarda il Piemonte, una delle più piovose della storia in base alle misurazioni. Le piogge cadute fra aprile e maggio, spiega Arpa Piemonte in un comunicato, «hanno già battuto i record storici degli ultimi 70 anni».
Stando alle misurazioni, nella nostra regione, dal 1° marzo al 21 maggio, sono caduti 550 mm medi, la metà di quanto normalmente previsto in un anno. E sono anche il doppio rispetto alla media del periodo nel trentennio di riferimento climatico 1991-2020. In proiezione, ci troveremmo in un quantitativo totale di acqua caduta dal cielo che normalmente si raggiunge a ottobre.
Il Piemonte, a febbraio, aveva chiesto lo stato di emergenza per la siccità, oggi ci ritroviamo con questi livelli di precipitazioni. Com’è possibile? Il cambiamento climatico certamente influisce, ma il punto è che non è prevedibile. Quello che sappiamo, è che probabilmente il clima italiano – e in generale dell’Europa nell’area mediterranea – sta diventando molto simile a quello delle aree subtropicali del mondo. Il riscaldamento globale sta estendendo le masse di aria calda verso il nord del pianeta, dove più facilmente incrociano correnti di aria fredda che generano qualcosa di molto simile ai monsoni.
È presto per trarre conclusioni, ma il cambiamento, nei fatti, è già avvenuto. Forse, al di là della fondamentale lotta per ridurre le emissioni e tutto ciò che ne consegue, dovremmo mettere in campo la nostra capacità di adattamento?