«L’esposto che ha dato il via alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio degli amministratori torinesi è stato presentato ormai più di sette anni fa, ed è frutto prima di tutto della mia personale frustrazione, nel vedere i miei figli e i loro amici crescere in una delle città più inquinate d’Europa». Parole di Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira, che si costituirà parte civile al processo iniziato oggi, 18 giugno, al Tribunale di Torino. Sotto accusa, fra gli altri, ci sono gli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino, per non aver adottato politiche adeguate alla riduzione dell’inquinamento.
In attesa di capire gli sviluppi, il dato riguarda il processo in sé, perché è la prima volta, in Italia, che degli amministratori pubblici vengono chiamati a rispondere dell’inazione. Il pensiero va immediatamente alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato la Svizzera per inazione climatica spaccando letteralmente il Paese, tra chi non riconosce quella sentenza e la vuole impugnare e chi invece la vuole rispettare. Tornando a Torino, il periodo in questione riguarda gli anni fra il 2015 e il 2019. Al centro delle indagini ci sono le responsabilità rispetto alla tutela della qualità dell’aria nel capoluogo. Ci sono sette persone coinvolte, tra cui anche l’ex governatore del Piemonte Sergio Chiamparino.
«Se il Tribunale di Torino deciderà di proseguire il processo, nelle udienze successive si aprirà un confronto molto importante – aggiunge Marino Careglio, avvocato del Comitato Torino Respira – tra accusa e difesa, con contributi di autorevoli esperti di entrambe le parti, per comprendere le ragioni del grave stato di inquinamento dell’aria di Torino, i danni alla salute provocati dallo smog e anche le eventuali responsabilità di coloro che avevano il compito di tutelare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini. Questo approfondimento potrà rappresentare un elemento di riflessione importante anche per gli attuali e futuri amministratori pubblici».