La raccolta fondi per il nostro collega è andata alla grande: in appena quattro giorni sono stati raccolti i 4000 euro necessari per consentirgli di ricomprare la macchina fotografica e quindi riprendere a lavorare. Esattamente una settimana fa, mentre seguiva la manifestazione di “Non una di meno”, il collega è stato aggredito da un uomo che già si scagliava contro le manifestanti (era esattamente il tipo di soggetto contro cui si scendeva in piazza, visto che mentre aggrediva il fotografo insultava la compagna, quindi i titoli “Giornalista aggredito alla manifestazione” erano di base sbagliati e/o disonesti). Dopo aver distrutto la macchina fotografica del nostro collega l’ha anche preso a pugni prima di scappare. Ora è ricercato e speriamo venga preso in tempi brevi, dato che l’episodio è avvenuto all’interno di un vagone della metropolitana, dove ci sono decine di telecamere.
Il nostro collega, tuttavia, è rimasto un po’ ammaccato e soprattutto senza macchina fotografica. L’azienda per cui lavora non coprirà il danno e questo è un problema che riguarda un po’ tutti, anche perché le assicurazioni stipulate privatamente, a spese del singolo, non sempre aiutano in questi casi. Così altri colleghi, subito dopo la manifestazione per i nostri diritti durante lo sciopero dei giornalisti del 28 novembre (giorno dell’infame assalto alla redazione de La Stampa), hanno fatto partire una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe. Ho aderito con entusiasmo, versando quello che ho potuto in maniera anonima e ho diffuso ai miei contatti quella iniziativa. Come me, tante altre persone, al punto che abbiamo raccolto una media di mille euro al giorno. Ora, il nostro collega potrà riprendere a lavorare.
Questo è avvenuto spontaneamente da parte dei colleghi, con ben pochi giornali a interessarsene, senza che l’iniziativa partisse da realtà istituzionali. Per questo, penso si debba far qualcosa per aiutare i colleghi che subiscono questo tipo di danno. Non avendo nessuna tutela, non potendoci permettere assicurazioni in grado di coprire qualunque cosa (spesso vengono coperti i furti ma non i danneggiamenti, esattamente come per le auto), si potrebbe istituire un fondo dedicato a freelance e co.co.co. senza tutele che, nello svolgimento del loro lavoro, vengono aggrediti e subiscono danni importanti, come la distruzione dell’attrezzatura, al punto da rischiare di non poter più lavorare. Potrebbe essere un fondo ad adesione volontaria, senza un grosso impegno economico (50 euro all’anno?) che possa sostenere i colleghi in queste situazioni. Unica condizione: per usufruire del fondo devi aver contribuito.
Non conosco il numero totale dei giornalisti iscritti all’Ordine in Piemonte, ma alle ultime elezioni hanno votato in 1200. Se limitassimo il calcolo solo a questi, con 50 euro a testa si potrebbe creare in un batter d’occhio un fondo da 60 mila euro all’anno. Naturalmente i giornalisti piemontesi sono di più, se qualcuno conosce il numero esatto me lo scriva, quindi la somma complessiva potrebbe essere molto più alta. Il fondo potrebbe essere utilizzato per coprire danni e cure mediche per chi non ha tutele, cioè la stragrande maggioranza dei giornalisti. Sono cose che dovrebbe fare l’Ordine dei Giornalisti utilizzando le nostre quote d’iscrizione? La risposta è sì, ma è evidente che quella quota non basta. Facciamolo noi. È giusto? No, dovrebbero essere le istituzioni a farlo. Ma il clima in Italia sta peggiorando velocemente e dobbiamo prima di tutto proteggerci tra noi.
È un clima che peggiora grazie alla politica che da un lato fomenta e dall’altro condanna, grazie alle forze dell’ordine così solerti nel manganellare gli studenti in piazza ma inspiegabilmente distratte e in ritardo quando gruppi di estremisti distruggono qualcosa, grazie al sentimento generale di disinteresse che ammette un pestaggio (quello del nostro collega) senza l’intervento di nessuno in un vagone della metropolitana pieno di gente. E grazie anche alle tantissime persone, alcune molto in vista e con ruoli «istituzionali», che dicono cose del tipo: «sì, ma il giornalista cosa ha fatto prima che lo picchiassero?», oppure «condanno la violenza sui giornali, ma che sia da monito», oppure gli insulti più vari sui social e di persona, le querele temerarie, le minacce di morte, le bombe sotto casa. Eccetera, eccetera. Insomma, nell’attesa che il clima migliori, guardiamoci le spalle l’un l’altro e partiamo da un fondo per freelance e co.co.co., come le vecchie Società di mutuo soccorso. Ça va sans dire, una iniziativa del genere dovrebbe nascere in seno all’Ordine dei Giornalisti, gestita in maniera trasparente.