Stabilimenti che diminuiscono la produzione, operai licenziati o messi in cassa integrazione a spese dello Stato, delocalizzazioni, mancanza di investimenti e, in conseguenza di tutto ciò, riduzione di commesse per l’indotto, dove si perdono altri posti di lavoro. È il risultato degli ultimi decenni di (non) gestione della Fiat, prima fusa con Chrysler e diventata Fca, poi diluita nell’universo Psa-Peugeot per dare vita a Stellantis. Ma il marchio Fiat esiste ancora e, da qualche tempo, sta tornando a Torino sotto forma di sponsor.
Abbiamo visto il lancio della Grande Panda, più simile all’auto di Minecraft che alla gloriosa vettura da cui prende il nome, che ha sponsorizzato la Festa di San Giovanni portandoci Shaggy, poi la 500 Hybrid, una mini auto ibrida che costa 20 mila euro (in linea con il costo medio delle auto mild hybrid, peccato si tratti del modello base). Nei confronti di Fiat – che sia o no un brand di Stellantis – le istituzioni di Torino hanno sempre mostrato, e continuano a mostrare, una discreta accondiscendenza. E così, quando Fiat-Stellantis si è presentata a Palazzo Civico con un assegno da 1,5 milioni di per finanziare la Festa di San Giovanni e trasformarla nell’evento di lancio della Grande Panda, la Giunta comunale guidata da Stefano Lo Russo, anziché dire «no, grazie, fatevi il vostro evento in un altro giorno», ha accettato con entusiasmo. Anche perché il Comune, come quasi tutte le pubbliche amministrazioni, soldi non ne ha più, quindi si può dare un prezzo anche alla festa patronale. E pazienza se le facce del sindaco e del presidente della Regione Alberto Cirio, poi invitati alla presentazione ufficiale della 500, finiscono nei materiali della campagna promozionale. Capita.
Gli spot pubblicitari raccontano un legame tra Fiat e Torino che non esiste più. È vero, la 500 Hybrid è prodotta a Mirafiori (5000 auto all’anno, trent’anni fa erano 460 mila), ma la Grande Panda – che teoricamente dovrebbe vendere molto di più – si fa in Serbia. Non importa, la Fiat continua nella propria narrazione torinese a colpi di denaro e partnership. E così sponsorizza la maratona di oggi, 23 novembre, che da quest’anno diventa Fiat Torino City Marathon e ci propone le sue 500 Hybrid in bella mostra anche all’ingresso del Teatro Regio per l’inaugurazione del 43° Torino Film Festival, di cui è uno dei partner principali (a onor del vero, non è la prima volta). Non solo fornisce le auto per gli spostamenti di ospiti e staff, ma finanzia anche una mostra. Torniamo anche all’utilizzo della cultura come strumento di marketing, senza considerare che Fiat-Stellantis ha già un grosso piede nella cultura torinese grazie allo splendido e ben gestito Museo dell’Automobile (che ha una collezione riconosciuta di interesse storico dalla Soprintendenza).
In questa grande operazione di sponsorizzazione non ci sarebbe niente di male – anche se la festa patronale a marchio Fiat continua a turbarmi – se non fosse che Fiat, da un bel po’, ha di fatto abbandonato Torino. A pesare sono la riduzione della produzione e la graduale e inesorabile dismissione dello stabilimento di Mirafiori, dopo un lunghissimo periodo in cui la politica industriale della famiglia Agnelli ha influenzato lo sviluppo urbanistico di Torino. Poi se ne sono andati, non prima di avere incassato cospicui aiuti dallo Stato, e ora vorrebbero in qualche modo tornare, ma solo nelle pubblicità. Tanto basta pagare, no?