In copertina: il Teatro Carignano di Torino.

Il nuovo decreto in arrivo apre una prospettiva e tante incognite. Da lunedì prossimo, 26 aprile, il Piemonte – insieme ad altre regioni – potrebbe tornare in zona gialla e togliere i lucchetti ai luoghi della cultura. Ci sono i teatri, i cinema, i musei, i centri culturali. Tanti cosiddetti «terzi luoghi» che sono il cibo dell’anima, come si dice, ma che più semplicemente rappresentano una «terza via» che si colloca a metà fra il lavoro (o la scuola) e la casa, insomma fra il dovere e il riposo.

Ci sono tanti dubbi. La situazione epidemiologica nazionale è tutt’altro che rassicurante e c’è il rischio che le prossime riaperture diventino una sorta di «liberi tutti», e tanti saluti alle precauzioni sanitarie. Dando uno sguardo a questo stesso periodo dello scorso anno, i dati di oggi sono fin peggiori, ha quindi senso riaprire? Non è questa la sede per discuterne, non abbiamo le competenze né le informazioni necessarie, ma la clausura forzata del tempo libero è una questione da affrontare. Perché negli ultimi mesi abbiamo vissuto un lockdown a metà, dove le attività lavorative o di «necessità» erano consentite mentre erano limitati o impediti lo svago, l’arricchimento culturale e personale, la possibilità di crescere come esseri umani. È inevitabile: siamo nel bel mezzo di una pandemia (tuttavia con lo spiraglio che ci offre la campagna di vaccinazione).

La domanda è ora: torneresti a teatro? Andresti al cinema? Ti piacerebbe visitare un museo? Nel mio caso la risposta è sì. Anzi, non vedo l’ora. Però c’è un piccolo problema. Nell’ultimo anno e mezzo la routine quotidiana è radicalmente cambiata. L’abitudine a vivere e lavorare dentro casa ha tolto in molti casi quell’attitudine a uscire, scambiare, vivere. I rapporti si sono sfilacciati, le relazioni si sono affievolite, tutto è mediato da un telefono o da un computer. Che effetto ci farà tornare ad assistere a qualcosa «in presenza»? Avremo un livello di attenzione ancora adeguato a restare seduti per una o due ore senza guardare il telefono? Sto utilizzando molti punti interrogativi e me ne rendo conto, ma del resto è un post pieno di domande alle quali, spero, di trovare risposta nelle prossime settimane.

Forse accadrà l’esatto opposto. Magari capiremo che tutti quei momenti vissuti di fronte a un palco o a un megaschermo, fra i papiri del Museo Egizio o fra i capolavori della Galleria Sabauda, sono invece preziosissimi. No. La cultura non è uno svago, ma è una dimensione centrale dell’essere umano. I libri, i giornali, i concerti (già, i concerti), sono tutte attività che ci definiscono come persone. Il coprifuoco permarrà ancora per un po’, questo comporterà una ulteriore ridefinizione della nostra routine quotidiana per conciliare lo straripare del lavoro con attività di crescita mentale. Si potrà fare più o meno tutto, ma in un tempo minore. Paradossalmente, questo potrebbe dare più valore a ogni istante. Può darsi che questo ci aiuterà ad apprezzare meglio ogni cosa.

Qui di seguito riporto alcune notizie sui teatri, che ho scritto qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera di Torino. Un piccolo vademecum che può iniziare a dare indicazioni su cosa aspettarci.

Sorelle di Rambert e Festen di Vinterberg e Rukov. Sono le due produzioni di Fondazione Tpe pronte al debutto che potremmo vedere in scena già dalla prossima settimana. Stesso discorso per il Teatro Stabile, che di produzioni pronte ne ha ben di più: Le sedie di Ionesco per la regia di Valerio Binasco, oppure La casa di Bernarda Alba e 10mg. Ma ce ne sono molte altre. Per tutti i teatri, comunque, le decisioni saranno prese dopo un confronto con la Regione: sarà necessario capire se il Piemonte, stando al trend di contagi, dal 26 aprile sarà in zona gialla. Una volta avuto l’ok, partiranno le chiamate ad artisti e tecnici. Per le realtà più piccole il discorso è diverso. Fertili Terreni Teatro, che raccoglie Tedacà, Acti, Cubo e Mulino di Amleto, ha già pronto il format Progetto 21 ma attende le note interpretative del decreto, è probabile che con il distanziamento di due metri la capienza dei locali si riduca troppo, quindi l’ipotesi è avere spettacoli all’aperto. Casa Fools punta tutto su Hell, spettacolo su Dante riconosciuto dal comitato per il 700°, e su Troiane, ma prevale la cautela: riaprire per poi chiudere dopo poco tempo sarebbe un problema serio.

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