In copertina: la vetrina della libreria Il Ponte sulla Dora realizzata da Pane e tulipani

Né io né l’amico libraio Rocco Pinto avremmo immaginato di riuscire, in un anno così complicato, a realizzare un piccolo progetto di quartiere con una così ampia eco. Eppure, da una serie di racconti pubblicati online, con l’innesto dell’editore Graphot siamo arrivati a Borgo Rossini stories. Durante il primo lockdown, su questo blog ho talvolta pubblicato qualche post dal titolo Borgo Rossini love: scritti dedicati a questa piccola zona di Torino, affacciata sulla Dora e a pochi passi dal centro. Ho scoperto che quest’area, pur essendo circoscritta a livello geografico, è in realtà conosciuta e frequentata da parecchi torinesi – o anche non torinesi – per i motivi più svariati. Così quella piccola rassegna che io e Rocco abbiamo creato grazie alla sua libreria Il Ponte sulla Dora è cresciuta. Avremmo dovuto curarla per un mese, dal 1° aprile al 1° maggio. Abbiamo chiuso «di forza» a metà maggio perché continuavamo a ricevere racconti, ma anche le cose belle devono avere una fine. L’idea del libro, poi, è arrivata dopo e, neanche a farlo apposta, Graphot non è così distante dal borgo.

In questi giorni trovate Borgo Rossini stories alla libreria Il Ponte sulla Dora e in due edicole di questo delizioso quartiere torinese, ma si può anche ordinare. Oppure potete approfittare del riconoscimento delle librerie come «beni essenziali» e arrivare fino qui. Gli autori, grazie a un buon numero di inediti, sono cresciuti ancora e sono diventati 53. Ma più di ogni altra cosa, al di là dell’enorme soddisfazione nel tenere in mano questo oggetto rilegato e costellato di immagini d’epoca (grazie a Piero Bianchi e a Simone Schiavi per ATTS-Archivio Gtt), è incredibile vedere l’entusiasmo che smuove questo piccolo lavoro. Amici mi segnalano post su Facebook di loro amici – a me sconosciuti – che hanno acquistato il libro. Durante un’intervista, un paio di giorni fa, la persona con cui parlavo (che nulla aveva a che vedere con questo argomento) mi ha rivelato di abitare nel borgo e di aver preso il libro.

Il progetto è importante non solo per il quartiere, ma per la comunità del quartiere stesso. È nato nel primo lockdown, per una strana combinazione è uscito durante il secondo lockdown (per così dire, dato che non ha nulla a che vedere con la situazione di marzo-aprile). Si è risvegliato un entusiasmo per il territorio che raramente ricordo di aver visto. È il motivo per cui questo progetto sarà riproposto su altri quartieri, a partire da Barriera di Milano, con Barriera stories in partenza l’8 dicembre. I racconti e le voci delle persone, all’interno di un percorso curato e strutturato, ci terranno compagnia almeno fino alle feste natalizie.

Può essere, questo, uno strumento di marketing del territorio? Troppo presto per dirlo, ma sicuramente abbiamo prodotto – tutti insieme, oltre 50 persone – un documento che fissa un pezzetto di memoria collettiva. Un documento variegato che, in questo caso, riesce ad andare indietro fino all’inizio del secolo scorso. L’idea è produrre tanti piccoli pezzetti di memoria perché è proprio nella memoria, se condivisa (in tutte le accezioni di questo termine), che la comunità si rafforza e cresce. È una banalità ricordarlo, ma mai come in questo momento è ciò di cui abbiamo bisogno. E poi che emozione uscire a far commissioni in quartiere e vedere le vetrine di alcune attività – le poche aperte – che espongono Borgo Rossini stories.

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