In foto: il campo di calcio dell’oratorio “Michele Rua” a Torino, quartiere Barriera di Milano (archivio di Giuseppe Beraudo)
Hanno entrambi la passione per la cura degli altri e per la letteratura che, a ben vedere, è un altro modo per occuparsi delle persone. Sono Ermanno Cottini e Gabriele Bonfitto, due «storici» medici di quartiere e autori della collana curata da Paolo Morelli e Rocco Pinto. Con i loro racconti, ambientati fra le vie e le piazze che ben conoscono, hanno preso parte a Borgo Rossini stories e Barriera stories, editi da Graphot.
Ne parleranno domenica 12 dicembre, alle ore 11, alla libreria Il Ponte sulla Dora (via Pisa 46, Torino), per un dialogo in chiave letteraria fra salute e libri. L’evento è organizzato dalla nostra associazione, Ponti di parole.
All’incontro seguirà un firmacopie fino alle 13. Sarà l’occasione per scambiare aneddoti, fare i primi acquisti natalizi e discutere sui quartieri, ascoltando la voce di chi li conosce.
La vecchia radio a valvole dei primi anni Sessanta è una delle immagini evocate da Ermanno Cottini, nel suo «Ancora», racconto che fa parte di Barriera storiesin cui descrive Barriera di Milano, quartiere in cui vive e lavora da decenni. E poi l’Apollo 11 che arriva sulla luna mentre, in via Mercadante, i ragazzini giocano a pallone. La stessa via dove, molto tempo dopo, avrebbe trovato posto il suo studio.
Da San Marco in Lamis (Fg) a Borgo Rossini si compie invece il viaggio di Gabriele Bonfitto, punto di riferimento per la «piazzetta» del quartiere, che racconta nella seconda edizione di Borgo Rossini stories (appena arrivata in libreria). Qui, nel racconto Un medico in famiglia, si incrociano le storie degli abitanti di ieri e di oggi, dove il kebab sostituisce la latteria, con l’autore che «inspira a pieni polmoni» l’ossigeno delle piante secolari di via Catania.
Saranno loro stessi a confrontarsi sui rispettivi quartieri, così vicini eppure così differenti, dove i tratti comuni riescono a ricostruire la storia di Torino. Al centro ci sono i libri, le persone, la comunità, ma soprattutto le storie. Non è forse una libreria il luogo migliore per raccontarle?