Domenica 12 febbraio ci ha lasciati Alberto Vanelli e, oltre a essere una brutta notizia, è stata una cosa totalmente inaspettata. L’ho conosciuto nelle mie vesti di giornalista, ci siamo sentiti svariate volte per parlare della sua ultima avventura, la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus, di cui è stato presidente per due mandati. Il secondo, peraltro, l’aveva appena terminato (il nuovo cda si è insediato il 27 gennaio).

Mi colpiva la sua risolutezza ma, più di ogni altra cosa, il fatto di trattarmi alla pari. È vero, presentandomi come «giornalista del Corriere della Sera» questo trattamento paritario da chi lavora nelle istituzioni è sicuramente agevolato, ma non è scontato. Tutto normale, insomma, finché nel 2021 non è successo questo piccolo avvenimento che vado a raccontare.

Sono abituato a essere contattato perché qualcuno mi segnala una notizia, commenta o critica un articolo, oppure mi chiede di scrivere a proposito di qualche cosa (in genere quest’ultima operazione è condotta dagli uffici stampa, ma non sempre). Se invece qualcuno, di rado, mi contatta per propormi un lavoro, nella maggior parte dei casi si tratta di un ufficio stampa (capita anche quello). Nell’estate del 2021, o forse era primavera inoltrata, Alberto Vanelli mi chiamò per curare un libro. D’accordo, l’avevo già fatto, perché dal 2020, con il libraio Rocco Pinto, curo una collana per Graphot, ma quello è un progetto nostro, che abbiamo creato tra le nostre mani e costruito insieme. Vanelli, invece, mi chiamò perché voleva pubblicare un libro sulla storia della Fondazione Trg. Non ho mai saputo, e a questo punto nemmeno m’interessa, se fossi la seconda o la terza scelta, da chiamare in caso di rifiuto di qualcun altro. Il fatto è che davvero ne rimasi stupito e onorato. Io? Ma io posso curare un libro sulla storia di uno degli enti culturali più noti della città?

Ci fu una divertente trattativa economica, in cui io sparai alto consapevole che saremmo andati al ribasso e lui, scherzando, mi disse «ti sei un po’ montato la testa». Ma sapeva anche lui che faceva parte del gioco. Lavorammo insieme e ancora per qualche mese faticai a credere di star facendo davvero quella cosa, di curare un libro sulla storia di un ente culturale, un libro che peraltro era il primo per quell’ente. E così nell’archivio della Fondazione Trg, ma anche in qualche biblioteca, ora si trova Il Teatro dei Ragazzi di Torino. Una casa per le nuove generazioni, edito da Silvana Editoriale e curato da Paolo Morelli. Poi, certo, Alberto aveva già tutto in testa, sapeva chi coinvolgere e chi avrebbe dovuto scrivere cosa. Se state pensando che fosse già fatto, però, vi sbagliate. È vero che Vanelli aveva l’idea, ma ci siamo confrontati spesso e poi, naturalmente, ha lasciato il lavoro a me. Anzi, su alcune cose abbiamo anche discusso, sempre motivando, sempre argomentando.

Ecco, era la prima volta che una istituzione di questa città mi cercava per affidarmi un lavoro che non fosse l’ufficio stampa. E l’ha fatto Alberto Vanelli. Certo, è un piccolo traguardo, il libro – peraltro davvero un bel libro e non perché l’ho curato io – non sarà certo una pietra miliare della storia letteraria di questa città, ma resta comunque un lavoro soddisfacente ed emozionante. Ma sopratutto è qualcosa di importante per la Fondazione Trg e per le persone che vi lavorano.

In tanti raccontano, oggi, della capacità di Alberto Vanelli di dare spazio ai giovani, che tante volte mi sono chiesto cosa significasse. Posti di lavoro? Poltrone? Stage? Forse quel concetto lì è proprio ciò che ho vissuto io. Il libro non ha cambiato la mia vita, ma mi ha fatto guadagnare un po’ di competenze e un po’ di sicurezza in me stesso, cosa che da persone più anziane – soprattutto in ambito lavorativo – arriva sempre più raramente.

Quindi, caro Alberto, ti saluto. Tantissimi ti hanno conosciuto molto meglio, sperimentando anche gli spigoli del tuo carattere. Io, con te, ho avuto a che fare molto poco in proporzione agli altri, ma sono contento lo stesso. Spero tu faccia buon viaggio.

Ciao Alberto, grazie

Paolo

Domani, 15 febbraio, la camera ardente sarà allestita dalle 12 alle 18 presso la Chiesa di Sant’Uberto a Venaria, mentre alle 19 ci sarà il rosario alla Chiesa di Sant’Agostino a Torino, dove giovedì 16 febbraio, alle 9.30, si terranno i funerali.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...